Pompei sotto il Vesuvio, Cercavano ori hanno trovato Uomini, Volume 2-3
Giacomelli L., Scandone R.
Abstract
Pompei, al momento della distruzione causata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., era una città che tentava di risollevarsi dalla precedente catastrofe del 62 d.C. quando un terremoto disastroso aveva raso al suolo tutti gli edifici pubblici e molte case private.
La città era passata attraverso altre drammatiche vicende, fra le quali la conquista nel 89 a.C. di Silla durante la guerra sociale. Conoscendo la ferocia del futuro Dittatore, la deduzione a Colonia Romana popolata dai suoi legionari non sarà stata indolore per gli abitanti sanniti che occupavano la città. Di quegli eventi restano ancora i segni sui muri della città colpiti dai proiettili delle catapulte e baliste degli assedianti e le poche scritte in osco “Eituns” che istruivano gli abitanti quali posizioni occupare in caso di assedio.
L’eruzione venne a cancellare la vita e le speranze di migliaia di persone insieme alle loro proprietà, sepolte sotto una spessa coltre di pomici e ceneri. Tuttavia, preservò la città dalla azione distruttiva del tempo conservando intatte le testimonianze fisiche di quella antica tragedia. La riscoperta e gli scavi iniziati nel 1748 fecero dire a Goethe che nessuna catastrofe aveva reso più felici i posteri per la ricchezza e bellezza dei reperti che affioravano dalla coltre di ceneri a lapilli.
E’ paradossale che il tentativo di portare alla luce l’antica città e di ricostruire in parte le mura abbattute dalla violenza dei flussi piroclastici e i tetti crollati per il peso delle pomici e la violenza dei terremoti, abbia determinato una nuova strisciante distruzione e perdita di testimonianza per l’azione corrosiva degli agenti atmosferici cui si aggiunge negli ultimi anni l’azione di logoramento dei milioni di turisti che ogni anno sciamano in ogni angolo della città. A tutto questo si aggiunsero nel 1943 una serie di rovinosi bombardamenti effettuati dall’aviazione alleata alla ricerca di inesistenti truppe germaniche, quasi un prologo alla distruzione del monastero di Montecassino.
Il grandioso lavoro di ricostruzione iniziato dal grande archeologo Maiuri e poi da tutti i soprintendenti successivi ha cercato di porre rimedio ai guasti della guerra, purtroppo spesso con l’uso di materiali non adeguati, che sarebbero collassati in tempi successivi. Con il bombardamento alleato Pompei perse irrimediabilmente, oltre a molte domus, anche buona parte dei colori sugli intonaci delle facciate delle case che con le molteplici scritte pubblicitarie ed elettorali rendevano ancora viva la città passata attraverso le molteplici distruzioni.
Questi volumi cercano di mettere in luce, quanto più possibile, le conseguenze dell’eruzione sulla città di Pompei e sugli uomini, intersecando, inevitabilmente, anche la lunga storia del recupero dei siti. Tuttavia, per quanto si siano cercate le tracce del disastro di 2000 anni fa, scavi antichi e recenti, ricostruzioni e demolizioni hanno concorso a cancellarne quasi ogni evidenza. Pompei oggi non è più un sito all’ombra del Vesuvio, ma fa ombra lei stessa, con le sue abbaglianti domus, al monte che ne ha involontariamente provocato la fine. Il monumento archeologico nasconde, quasi vergognandosene, gran parte della propria storia.