Vesuvio: Storie di Uomini e Eruzioni - Un libro di Roberto Scandone
Il Vesuvio per molti napoletani è una presenza incombente anche adesso che tace da settantotto anni.
Il suo nome, per chi vive in Campania, comprende qualsiasi vulcano, fino a indicare l’Etna come il Vesuvio di Sicilia. Dopo oltre trecento anni di periodiche eruzioni, non poteva che essere così e il carattere dei napoletani è stato di conseguenza forgiato con una percezione di provvisorietà della vita, mista a una sottile rassegnazione. Goethe ne aveva colto il senso descrivendolo come il terribile contrapposto al bello, il bello al terribile: l’uno e l’altro si annullano a vicenda, e ne risulta un sentimento d’indifferenza. I napoletani sarebbero senza dubbio diversi se non si sentissero costretti fra dio e satana.
Adesso, immobile e calmo, sembra una montagna costruita apposta per chiudere il panorama del golfo e per invitare i turisti a fare una gita un po’ diversa, allontanandosi un po’ dal mare. La forza repressa che si agita al suo interno è dimenticata e solo qualche inaspettato sobbalzo riporta alla mente che Leopardi chiamò, a ragione, quella montagna Sterminator Vesevo.
I periodi di quiescenza danno come sempre l’illusione che il vulcano abbia esaurito il proprio ciclo vitale e che si possa coesistere e espandersi ai suoi piedi, senza alcuna preoccupazione. Non fa eccezione quest’ultimo periodo iniziato nella Primavera del 1944, quando il Vesuvio eruttò per l’ultima volta. Nulla è più falso della memoria dell’uomo quando è riferita ai fenomeni geologici per i quali essa rappresenta un tempo insignificante in confronto a una storia che ha tappe di centinaia di migliaia di anni.
Nel tentativo di tenere vivo il ricordo di un vulcano ancora attivo, il libro "Vesuvio: Storie di Uomini e Eruzioni" di Roberto Scandone ne ripercorre la storia e il suo intreccio con le vicende umane, evidenziando il ruolo da esso svolto nello sviluppo della vulcanologia nonché i drammi legati alla sua imprevedibilità.
Insieme alla descrizione delle maggiori eruzioni, a partire da quelle più violente e distruttive in epoca storica, come quella del 79 d.C. che distrusse Pompei e Ercolano e quella del 1631 che segnò il risveglio del Vesuvio dopo una quiescenza secolare, il libro racconta anche i molti studi fatti per comprenderne il funzionamento.
L’attività persistente dopo il 1631, con le frequenti eruzioni di moderata energia e la facile accessibilità della montagna, attrassero infatti l’attenzione di molti studiosi italiani e stranieri, che fecero del vulcano il laboratorio ideale per comprendere i tanti segreti dell’attività vulcanica. E il racconto non tralascia le attività del primo osservatorio vulcanologico del mondo, a partire da circa metà del secolo XIX, dove si svilupparono nuove tecniche di indagine attraverso l’uso dei sismometri, della fotografia, e dello studio delle deformazioni. I primi direttori dell’Osservatorio Vesuviano segnarono il progresso scientifico della vulcanologia con le accurate osservazioni delle eruzioni più violente di quel ciclo di attività.
Con il ritorno del vulcano in una fase di quiescenza, si è reso necessario moltiplicare gli studi per cercare di mitigare gli effetti di una ripresa di attività e del suo impatto su una popolazione non più cosciente del grande rischio che la presenza di questo apparato vulcanico comporta per grandissima parte del territorio che lo circonda. Pur avendo al suo attivo già molti libri sulla vulcanologia e sui vulcani italiani, il “libro vesuviano” del Prof. Scandone ci fa scoprire in maniera efficace i tanti volti di un vulcano famoso in tutto il mondo e ci illumina su alcuni concetti chiave delle relazioni tra conoscenza scientifica, monitoraggio di un’area vulcanica attiva e possibili comportamenti di un vulcano che riprende ad eruttare. Appare chiaro, al termine del libro, che ogni cambiamento significativo che dovesse verificarsi nello stato geofisico e geochimico del Vesuvio, sarebbe rilevato dall’attuale sistema di controllo. Ma resta il problema dell’interpretazione dei dati e della identificazione dello scenario eruttivo più probabile, legato sia al patrimonio di esperienza e all’intuito degli scienziati sia ai modelli disponibili. Da questo “puzzle” di contributi scientifici e umani dipende infine la previsione corretta dei tempi e del modo in cui il fenomeno eruttivo si svilupperà.
Il libro di cui vi abbiamo parlato è acquistabile online.
Breve biografia
Roberto Scandone, Vulcanologo di formazione Fisica si occupa di Fisica del Vulcanismo, è stato Professore Ordinario di Fisica del Vulcanismo presso l’Università di Roma Tre. Attualmente è Ricercatore Associato presso l’Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. E’ autore di vari libri di testo sulla vulcanologia e di oltre cento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Ha fatto parte della Commissione Nazionale Grandi Rischi della Presidenza del Consiglio della quale è stato Presidente della Sezione Rischio Vulcanico.