Penisola di Reykjanes - atto III: l’eruzione a Litli-Hrùtur dell’estate 2023

AIVULC / Approfondimenti
15
Set
2023

Penisola di Reykjanes - atto III: l’eruzione a Litli-Hrùtur dell’estate 2023

A cura di Giorgio Costa, Marco Di Marco e Marco Viccaro.

 

L’estate del 2023 ci ha regalato una nuova eruzione nella Penisola di Reykjanes, un’area vulcanicamente attiva che da due anni a questa parte è ormai diventata una delle mete turisticamente più gettonate dell’Islanda. Questa attività rappresenta infatti l’ultima delle tre manifestazioni eruttive che avevano già interessato l’area del Fagradalfjall tra marzo-settembre 2021 e, per poco meno di 20 giorni, durante l’agosto del 2022 (https://www.aivulc.it/it/archivio-notizie/collana-editoriale-aiv/183-fagradalsfjall-parte-seconda.html).

Così come avvenuto durante le precedenti attività eruttive, anche l’eruzione del 2023 è stata preannunciata da un intenso sciame sismico e da importanti deformazioni del suolo che hanno interessato l’area tra Meradalahnúkar e Keilir, pochi chilometri più a nord-est rispetto a Geldingadalir e Meradalir (ovvero, dove si erano verificate le intrusioni di magma rispettivamente nel 2021 e nel 2022).

Mentre il rigonfiamento (inflation) registrato è stato in costante aumento già dall’aprile del 2023, l’attività sismica ha subìto un netto incremento a partire dal pomeriggio del 4 luglio, producendo più di 12.000 terremoti nel corso della settimana successiva (Fig. 1). Contestualmente, nel corso dei giorni successivi gli ipocentri hanno iniziato a superficializzarsi progressivamente, a conferma del fatto che il magma stava cercando di farsi strada verso la superficie. Il terremoto più energetico di magnitudo 5.2 è avvenuto la sera del 9 luglio, ed è stato ampiamente avvertito in gran parte dell’Islanda occidentale, mentre altri 22 eventi hanno raggiunto o superato la magnitudo 4.0 e sono di seguito riportati:

 

-05/07 h:07:42 M4.3

-05/07 h:07:46 M4.4

-05/07 h:08:21 M4.8

-05/07 h:09:50 M4.6

-05/07 h:10:01 M4.5

-05/07 h:12:34 M4.3

-05/07 h:12:36 M4.2

-05/07 h:15:08 M4.6

-05/07 h:16:25 M4.4

-05/07 h:17:27 M4.1

-05/07 h:17:53 M4.5

-05/07 h:18:44 M4.2

-05/07 h:22:43 M4.6

-06/07 h:11:03 M4.2

-06/07 h:17:01 M4.0

-06/07 h:19:11 M4.2

-07/07 h:09:37 M4.3

-07/07 h:23:14 M4.0

-08/07 h:17:57 M4.5

-09/07 h:00:15 M4.1

-09/07 h:07:26 M4.2

-09/07 h:08:28 M4.3

-09/07 h:22:22 M5.2

 

Figura 1 - Mappa degli epicentri dei principali terremoti avvenuti nell’intervallo tra il 4 e il 9 luglio. La colonna in basso a sinistra mostra i terremoti meno recenti in blu e quelli più recenti in rosso. La linea gialla al centro mostra la posizione dell'intrusione sulla base dei dati pubblicati da Veðurstofa. Credit: ©Veðurstofa Íslands e Volcano Chaser.

 

I dati di deformazione (Fig. 2) mostravano invece un pattern molto simile a quello registrato subito prima dell’inizio delle eruzioni del 2021 e del 2022, seppur sia stato stimato un quantitativo di magma superiore rispetto ai due casi precedenti (fonte: Veðurstofa Íslands).

 

Figura 2 - Interferogramma SAR che mostra il sollevamento del suolo (visibile attraverso le frange di interferenza al centro) rilevato dai radar satellitari tra il 27 giugno e il 12 luglio 2023. Ogni frangia di interferenza colorata rappresenta una deformazione di 1,55 cm, dovuta all’intrusione di magma che ha preceduto l’eruzione. Credit: ©Icelandic Meteorological Office.

Come c’era da aspettarsi, l’eruzione ormai attesa nell’immediato futuro anche stavolta non ha tardato molto ad arrivare. E così, alle 16:40 ora locale del 10 luglio, una fessura eruttiva lunga circa 600 metri si è aperta alla base nord-orientale di “Litli-Hrùtur”, iniziando a produrre una vivace attività di fontane di lava, alte poche decine di metri e colate laviche che hanno iniziato ad espandersi inizialmente sul pianoro circostante, per poi incanalarsi verso sud (Fig.3).

 

Figura 3 - Vista dall’alto della fessura eruttiva con almeno 4 segmenti en-echelon nella serata del 10 Luglio 2023. Foto scattata da Marco Di Marco (Volcano Chaser).

 

Figura 4 Vista del teatro eruttivo da sud, con Keilir sullo sfondo. Foto scattata da Marco Di Marco (Volcano Chaser).

 

Durante le fasi iniziali dell’attività, il tasso di emissione è stato stimato essere circa 10 volte superiore a quello della fase iniziale dell’eruzione del 2021, con picchi di circa 50 m3/s, che sono tuttavia progressivamente diminuiti nelle settimane successive (fonte: Veðurstofa Íslands). Già il giorno successivo, il tasso d’emissione è stato stimato intorno a 16-18 m3/s.

Tra la notte e la mattina del 13 luglio, abbiamo svolto un sopralluogo nell’area del teatro eruttivo, constatando che rispetto alle fasi iniziali, l’attività eruttiva si era ormai concentrata solo nella porzione centrale della fessura eruttiva (come solitamente avviene durante le eruzioni fissurali), iniziando così ad edificare un unico cono lungo circa 150 m ed in progressiva crescita. La fenomenologia dell’eruzione è rimasta invece grossomodo invariata, producendo basse fontane di lava prodotte da un lago di lava intracraterico, ed alimentando un unico flusso lavico, talvolta soggetto ad occasionali tracimazioni che facevano riversare la lava anche al di fuori del canale principale (Fig. 5-6).

 

Figura 5 - Il teatro eruttivo all’alba del 13 luglio 2023, con le basse fontane di lava prodotte dal cono allungato e una tracimazione lavica al di fuori del canale lavico principale. Foto scattata da Giorgio Costa.

 

Figura 6 - Attività di fontanamento all'alba del 13 luglio 2023. Foto scattata da Giorgio Costa.

 

Appena il tempo di rientrare dal sopralluogo, ci giunge la notizia che il sito dell’eruzione è stato chiuso al pubblico. Infatti, a causa degli incendi causati dal contatto tra la lava ed il “pavimento” di muschio che ricopriva il pianoro circostante al teatro eruttivo, l’area dell’eruzione è stata interdetta per diversi giorni. Ci sentiamo dunque a dir poco fortunati, per essere stati tra gli ultimi spettatori di questa eruzione, sicuramente da un punto di vista così privilegiato.Nel frattempo, l’attività eruttiva è proseguita in modo abbastanza costante per circa due settimane, senza importanti variazioni nel suo andamento. Il campo lavico ha continuato ad espandersi in direzione sud, incontrando la lava emessa durante l’eruzione dell’anno precedente (Fig.7), mentre il cono sede dell’attività eruttiva ha continuato a crescere, incrementando così l’angolo di pendenza dei suoi versanti particolarmente ripidi ed instabili.

 

Figura 7 -  Il campo lavico prodotto dalle tre eruzioni a Fagradalfjall, rispettivamente nel 2021 (in verde), nel 2022 (in arancione) e nel 2023 (in rosso). Si nota il contatto tra la lava prodotta dall’eruzione del 2023, con quella del 2022. Credit: ©Veðurstofa Íslands e Dr. Evgenia Ilyinskaya.

 

Ed effettivamente, a causa della spinta causata dalla lava all’interno cratere e dall’instabilità strutturare del cono di scorie, il 19 e il 24 luglio si è assistito al parziale collasso rispettivamente del fianco nord-occidentale e nord-orientale del cono. Il primo in particolare è stato la causa di una momentanea deviazione del flusso lavico in direzione nord. La progressiva e rapida ricostruzione del cono nei giorni successivi ha poi portato il campo lavico ad espandersi nuovamente verso sud. Nei giorni successivi il campo lavico si mostrava quasi completamente ingrottato con alcune bocche effimere che alimentavano piccoli flussi lavici lungo tutto l’ingrottamento e il fronte lavico ha ripreso a muoversi molto lentamente sulle lave del 2022 all’interno di Meradalir.

Le continue modificazioni della geometria dell’orlo hanno portato il cratere ad allargarsi e a formare un lago di lava più esteso e sviluppato (Fig.8-9).

 

Figura 8 - Il cono dall’alto con il lago di lava all’interno del cratere la sera del 28 Luglio. Foto scattata da Marco Di Marco (Volcano Chaser).

 

Figura 9 - Close-up sul lago di lava con un’esplosione di una bolla di gas la sera del 28 Luglio. Foto scattata da Marco Di Marco (Volcano Chaser).

 

Dal 29 luglio, l’intensità dell’attività eruttiva ha iniziato lentamente a diminuire. Tra il 2 e il 4 agosto, il lago di lava si è progressivamente svuotato e al suo posto si è formato un nuovo piccolo cono di scorie all’interno del cratere principale. Il tasso di emissione è comunque lentamente e progressivamente diminuito sin dal 12 luglio, passando dai 18 m3/s ai 5 m3/s del 30 luglio.

E così, dopo 26 giorni di attività e circa 16 milioni di metri cubi di materiale emesso, l’eruzione a Litli-Hùtur è stata dichiarata conclusa il 5 agosto 2023.

Rispetto alle due manifestazioni eruttive avvenute precedentemente, l’eruzione del 2023 ha avuto una fenomenologia sicuramente più simile a quella del 2022, seppur di durata leggermente superiore, ma non è stata caratterizzata da un andamento episodico e sicuramente più complesso dell’attività, come invece avvenuto nel corso dell’eruzione del marzo-settembre 2021.

E adesso? Sebbene sia trascorso solo poco più di un mese dalla fine dell’eruzione, i dati di deformazione del suolo indicano che in realtà i processi di trasferimento di magma dalle porzioni più profonde della crosta verso la superficie non si sono ancora arrestati. Ciò potrebbe essere indice del fatto che in un futuro, possibilmente non molto lontano, ne vedremo ancora delle belle qui a Fagradalfjall!

D’altronde, le tre eruzioni che in tre anni consecutivi si sono susseguite nella Penisola di Reykjanes ci hanno dato piena dimostrazione del meraviglioso spettacolo che questo vulcano è in grado di regalare.