Reykjanes: lo spettacolo lascia il posto all’apprensione

AIVULC / Approfondimenti
27
Nov
2023

Reykjanes: lo spettacolo lascia il posto all’apprensione

A cura di Marco Di Marco e Marco Viccaro.

 

Grindavik, ore 17:30 del 10 Novembre. Il capo della polizia nazionale Islandese, d'intesa con il capo della polizia della regione di Suðurnes, dichiara lo stato di allerta, ovvero il secondo dei tre livelli previsti dalla Protezione Civile (1. “Óvissustig”, cioè incertezza; 2. “Hættustig” allerta; 3. “Neyðarstig” emergenza). L’allerta deriva da un nuovo intenso sciame sismico iniziato alcune ore prima in prossimità di Sundhnjúkagigar, una fessura eruttiva attivatasi circa 2400 anni fa e localizzata a circa 4,5 km a nordest dell’abitato di Grindavík, che conta all’incirca 3800 abitanti. Nello stesso momento l’avviso per l’aviazione VONA per il sistema vulcanico di Reykjanes-Svartsengi viene portato ad arancione, per il concreto rischio di una nuova imminente fase eruttiva. Questo è l’inizio di una rapida sequenza di eventi legati ad un chiaro fenomeno di rifting e contestuale intrusione di un dicco magmatico che in pochissime ore si propagherà per una lunghezza totale di 15 km fin sotto il centro abitato, spingendo dunque le autorità islandesi a dichiarare lo stato di emergenza ed operare in serata la completa evacuazione degli abitanti di Grindavík. Prima di addentrarci nel dettaglio sulla dinamica degli eventi di quel pomeriggio, facciamo un passo indietro.

Il 5 Agosto 2023 termina la terza eruzione avvenuta in meno di due anni e mezzo del sistema vulcanico Fagradalsfjall, iniziata il 10 Luglio alla base nordorientale del rilievo ialoclastitico Litli-Hrútur (https://www.aivulc.it/dettnews-penisola_di_reykjanes__atto_iii_leruzione_a_litlihrtur_dellestate_2023/4_247/it/). Nei giorni successivi il sistema di rilevamento GPS dell’Ufficio Meteorologico Islandese (IMO), in collaborazione con l’Università d’Islanda, comincia a registrare una nuova lenta, ma progressiva inflazione dell’area. Questa fase si protrarrà per circa 3 mesi, fino alla fine di ottobre, con un displacement verticale di circa 4 cm (Figura 1).

 

Figura 1. Interferogramma che mostra il fenomeno di inflazione tra il 18 Agosto e il 17 Ottobre 2023 a Fagradalsfjall e in un’ampia area attorno al sistema vulcanico – Dati Sentinel-1, processato da Marco Di Marco

 

Il 25 Ottobre uno sciame sismico comincia nell’area di Þorbjörn, pochi chilometri a nord di Grindavík. Nella stessa area, sciami sismici molto simili, in termini di intensità e frequenza degli accadimenti, sono stati registrati diverse volte sin dalla fine del 2019, momento in cui viene fatto coincidere l’inizio dell’unrest dell’intera area della penisola di Reykjanes.Il 28 Ottobre, sia il sistema GPS che i dati satellitari rilevano un processo di inflazione centrato nell’area a nordovest di Þorbjörn, dove si trovano la popolare destinazione turistica Laguna Blu e la centrale geotermica di Svartsengi. Dai primi dati si evince come il fenomeno sia molto simile a quanto osservato tre volte tra Gennaio e Maggio 2020 e, un’altra, a Maggio 2022, con la differenza che questa volta il tasso di deformazione risulta essere maggiore. L’area infatti mostra, il 31 Ottobre, un displacement verticale di 5-6 cm accumulato in soli 6 giorni (Figura 2).

 

Figura 2. Interferogramma che mostra l’inizio dell’inflazione a Svartsengi a fine Ottobre 2023 - Dati Sentinel-1, processato da Marco Di Marco

 

Secondo l’interpretazione dell’IMO, la deformazione è compatibile con la formazione di un sill ad una profondità di circa 4-5 km, in corrispondenza della transizione fragile-duttile della crosta nella zona di Svartsengi. I fenomeni appena descritti proseguiranno abbastanza stabilmente per altri 10 giorni, con normali fluttuazioni dell’intensità degli sciami sismici associati alla deformazione del suolo, che raggiungerà circa 10 cm di displacement verticale tra il 9 e il 10 Novembre.Venerdì 10 Novembre, ore 07:00. Comincia un nuovo sciame sismico centrato nell’area di Sundhnjúkagigar, meno di 2 km ad est della centrale di Svartsengi. Inizialmente interpretato come una risposta alla deformazione crostale delle faglie strike-slip presenti nell’area, già attive nei giorni scorsi, presto si rivelerà di natura differente. Intorno alle 15:00, dopo un terremoto M4.3 avvenuto alle 12:44, lo sciame si intensifica bruscamente. Tra le 15:00 e le 18:00, lo sciame resta grossomodo centrato nella stessa area, con migliaia di scosse di magnitudo compresa tra 0 e 3.9, e nove sopra M4.0. Le caratteristiche dello sciame e i dati deformativi (Figura 3) chiariscono in poche ore che i fenomeni sono a quel punto associabili ad un’intrusione magmatica nell’area di Sundhnjúkagigar. La Protezione Civile dichiara lo stato di allerta.

 

Figura 3. Interferogramma che mostra il displacement a seguito della propoagazione del dicco il 10 Novembre - © Veðurstofa Íslands

 

Alle 18:00 avviene la scossa più intensa dell’intera sequenza, di magnitudo M5.0. Il quadro evolve improvvisamente ed in maniera rapidissima. Il fenomeno di rifting si propaga dall’area di Sundhnjúkagigar in direzione NE e SO. Il dicco magmatico raggiunge l’area dell’abitato di Grindavík tra le 20:00 e le 21:30 (Figura 4). Il fenomeno di rifting viene accompagnato dalla rapida formazione di un graben in concomitanza della metà meridionale del dicco e viene osservato lo sviluppo di fratturazione di superficie in prossimità e all’interno del centro abitato (Foto 1, 2, 3, 4 della Galleria Immagini). La fratturazione danneggia gravemente diverse strade e abitazioni, senza comunque causare crolli degli edifici (Foto 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 della Galleria Immagini). Alle 23:00 viene dichiarato lo stato di emergenza e viene annunciato l’inizio delle operazioni di evacuazione di Grindavík.

 

Figura 4. Animazione della propagazione del dicco il 10 Novembre. L’animazione copre 24 ore, dalle 07:00 del 10 alle 07:00 del 11 Novembre, un frame ogni 30 minuti - Dati Veðurstofa Íslands, animazione Marco Di Marco

 

Nel frattempo la propagazione del dicco continua in entrambe le direzioni, con la propaggine sud-occidentale che supera per circa 2 km la costa meridionale della penisola. A quel punto l’estensione totale del dicco è stimata intorno ai 15 km di lunghezza. Come dichiarato da Sara Barsotti, coordinatrice per il rischio vulcanico all’IMO, lo sviluppo dei fenomeni osservati è “uno dei più veloci, se non il più veloce che sia mai stato osservato in Islanda”. Alle 00:30 l’evacuazione dei 3800 abitanti di Grindavík viene completata con successo e senza incidenti o feriti. Vengono organizzati inizialmente degli shelters per gli sfollati, che saranno già vuoti nei giorni successivi. Infatti, gli abitanti del paese troveranno aiuto e alloggio da familiari, amici o in seconde case lontane da Grindavík.

La presenza di una parte del dicco fuori dalla costa meridionale della penisola e la relativa bassa profondità dei fondali nell’area, fa crescere la preoccupazione di una potenziale eruzione di tipo Surtseiano. Fortunatamente le probabilità che questa avvenga diminuiranno rapidamente nei giorni successivi, vista la quasi immediata cessazione degli eventi sismici in quella parte dell’intrusione e considerato oltretutto che, a livello storico, non ci sono evidenze di fratture eruttive presenti sul fondale marino in quella specifica area a sud della costa nei pressi dell’abitato.La deformazione associata allo sviluppo del graben mostra numeri importanti. I dati satellitari e GPS registrano una subsidenza massima di 130 cm nell’area immediatamente a nord di Grindavík (Figura 5).

 

Figura 5. La traccia GPS della stazione GRIC, installata poco a nord di Grindavík e che si trova proprio al di sopra dell’alrea che ha subito la subsidenza maggiore. Si nota la variazione verticale di 130 cm a seguito dello sviluppo del dicco magmatico. ©Veðurstofa Íslands

 

Nella giornata di Sabato 11 Novembre, i modelli matematici operati dall’IMO vedono la parte più superficiale del dicco magmatico a circa 800 metri di profondità. Nel frattempo la sismicità, pur sempre elevata, comincia a diminuire dopo il violento rilascio di stress delle ore precedenti.Nei giorni successivi si registra un progressivo rallentamento anche dei fenomeni di deformazione, cosa che, insieme alla contestuale diminuzione della sismicità, permette alla Protezione Civile di organizzare le operazioni per permettere agli abitanti del paese di rientrare per pochi minuti in casa a recuperare il possibile. Coordinate dalla polizia di Suðurnes, con l’aiuto dei ragazzi dell’ICE-SAR (Iceland Search & Rescue Team), nei primi giorni le operazioni prevedono l’ingresso in paese in piccoli convogli di 4-5 mezzi con in testa un mezzo del soccorso, con soli 5 minuti a disposizione a nucleo familiare per portare con sé gli oggetti e gli effetti personali necessari.Il 14 Novembre alle 15:30 viene ordinata una nuova evacuazione di Grindavík mentre diversi convogli sono in paese, a causa del rilevamento di alti valori di SO2 misurati dagli strumenti DOAS (Differential Optical Absorption Spectroscopy) installati a seguito della crisi iniziata pochi giorni prima. Le operazioni riprenderanno poi il giorno successivo con le stesse modalità.Il 16 Novembre viene rilevata SO2 da un pozzo trivellato a Svartsengi, situato poco a nord di Þorbjörn. Il pozzo passa diagonalmente verso est sotto Grindavíkurvegur (la strada che conduce a Grindavík da nord) e si estende fino all’area di Sundhnjúkagigar, ovvero in prossimità del dicco magmatico.Il 18 Novembre viene indicata l’area di Hagafell, un piccolo rilievo a nord di Grindavík, come quella più probabile per l’eventuale inizio dell’eruzione, dal momento che in quella parte dell’intrusione è registrato il displacement maggiore e la sismicità negli ultimi giorni è concentrata principalmente proprio lungo quella porzione del dicco.

Il 20 Novembre i dati satellitari confermano il proseguimento del fenomeno di inflazione dell’area di Svartsengi a nordovest di Þorbjörn, nella stessa zona interessata durante i giorni che hanno preceduto la formazione del dicco magmatico. Il fenomeno, già rilevato dal sistema GPS nelle ore successive alla formazione del dicco, mostra un tasso di deformazione maggiore rispetto al periodo 28 Ottobre – 10 Novembre, con displacement verticale positivo che, al momento di redazione dell’articolo, i.e. 24-25 Novembre), ha raggiunto i 22 cm in 13 giorni (Figura 6).

 

Figura 6. Interferogramma che mostra l’inflazione a Svartsengi tra il 12 e il 24 Novembre - Dati Sentinel-1, processato da Marco Di Marco

 

Mentre la sismicità continua a diminuire lungo il dicco, così come l’afflusso di magma all’interno dello stesso, fattori che hanno portato nella giornata del 23 Novembre alla cessazione dello stato di emergenza e al passaggio al livello di allerta, le probabilità che un’eruzione possa iniziare nell’area considerata più probabile, a nord di Hagafell, diminuiscono col passare delle ore.La presenza dei fenomeni deformativi invece nell’area di Svartsengi, dimostra come l’afflusso di magma al di sotto della zona interessata dall’inizio dei fenomeni alla fine di ottobre sia ancora in corso. Come dichiarato dall’IMO, siamo in mezzo ad una catena di eventi ancora in piena evoluzione e ci sono prove evidenti di una connessione tra l'accumulo di magma sotto Svartsengi e la formazione del dicco del 10 novembre. I modelli indicano che il magma che ha formato il sill sotto Svartsengi si sia spostato verso est fino a Sundhnjúkagígar e che successivamente abbia formato il dicco che ha portato allo stato di emergenza. Mentre l'afflusso sotto Svartsengi continua, ci si può aspettare che il magma che si sta accumulando possa spostarsi di nuovo, o confluendo all’interno del dicco che adesso si trova sotto Grindavík o formando un nuovo dicco, non necessariamente coinvolgendo la stessa area del precedente. Intanto il governo islandese sta approvando una manovra finanziaria per aiutare gli abitanti di Grindavík, che dovrebbe passare in Parlamento all’inizio della prossima settimana, la quale prevede il pagamento degli stipendi e la copertura del costo degli affitti temporanei per i prossimi 3 mesi, nonché la ricerca di abitazioni disponibili sul mercato da offrire agli sfollati. Il governo è anche alla ricerca di nuclei abitativi da importare e da costruire rapidamente se necessario. Quando e se potranno ritornare in paese, invece, non è stato ancora discusso, ma sarà oggetto di una serie di valutazioni nel prossimo futuro. Di sicuro ci vorranno mesi e sarà fatto in base al quartiere interessato, considerando che parti del paese hanno subito danni maggiori rispetto ad altre. Questo è quanto dichiarato il 24 Novembre in conferenza stampa da Víðir Reynisson, capo della Protezione Civile islandese.

Questa catena di eventi è un nuovo capitolo del nuovo ciclo vulcano-tettonico iniziato a Reykjanes con l’unrest di fine 2019. Siamo di fronte ad un evento estremamente complesso, forse il più complesso finora osservato in questi 4 anni. Il quadro è tutt’ora in continua evoluzione e di sicuro sarà oggetto di studio sia dal punto di vista geologico-geodinamico sia di Protezione Civile nei mesi e anni a venire.

 

Una considerazione più ampia ci porta a rimarcare che recitare il mantra sulla prevedibilità delle eruzioni vulcaniche può essere talvolta una semplificazione estrema di quanto nella realtà dei fatti oggi la comunità scientifica sia in grado di risolvere. Rispetto ad altri eventi naturali catastrofici, i vulcanologi hanno senza dubbio la possibilità di poter identificare le fasi di unrest (riprese e accelerazioni) cui un vulcano va incontro, grazie ai dati acquisiti dalle reti di monitoraggio multi-parametrico (ove installate) e di interpretare i dati geochimici e geofisici disponibili nel quadro dei modelli di funzionamento elaborati attraverso studi scientifici pregressi. Processi vulcanici che si sviluppano in linea con quanto osservato direttamente nel recente passato diventano dunque piuttosto prevedibili, sia in termini di tempistiche necessarie per giungere alla fase eruttiva sia per quel che concerne gli scenari di eruzione attesi. Lo stesso non vale purtroppo per alcune fenomenologie eruttive (ad es., esplosioni freatiche) oppure per eruzioni effusive ed esplosive che hanno fasi preparatorie molto più complesse, che deviano dall’osservato recente e storico o, ancor più, per le quali non esiste un osservato storico. Ciò non significa che la comunità scientifica non sia oggi in grado di cogliere segnali precursori delle eruzioni vulcaniche, bensì che per alcuni eventi i tempi necessari per avere reale contezza di cosa stia accadendo possono essere anche parecchio compressi verso l’inizio dell’eruzione, o ancora, che i vulcani hanno la capacità di cambiare le carte in tavola in tempi estremamente rapidi, sia per quel che riguarda le fasi preparatorie dell’eruzione sia durante l’eruzione in corso. I limiti della Vulcanologia moderna su quanto detto poc’anzi si possono cogliere tornando a ragionare su quanto sta accadendo a Reykjanes dove, nel giro di una manciata di giorni, si è passati da un’eruzione possibile nell’area disabitata di Fragadalsfjall ad uno scenario completamente differente, inizialmente neanche molto preoccupante per la posizione dell’intrusione a nord-est di Grindavìk. Ma abbiamo tuttavia visto come in poche ore sia stato necessario evacuare i circa 3800 abitanti del paese, arrivando a contemplare scenari di eruzioni a mare o nel bel mezzo proprio di Grindavìk.