Etna 2025: inizio d’anno nuovamente all’insegna del Cratere di Sud-Est

AIVULC / Approfondimenti
07
Apr
2025

Etna 2025: inizio d’anno nuovamente all’insegna del Cratere di Sud-Est

A cura di Giorgio Costa, Massimiliano Cardone, Marisa Giuffrida e Marco Viccaro

Da circa un paio di mesi l’Etna ha dato inizio ad una nuova fase eruttiva, significativamente differente rispetto a quanto osservato nel corso dell’anno precedente. Seppur, ancora una volta, gli eventi che stiamo osservando siano da inquadrare nell’ambito della regolare attività sommitale che caratterizza ormai da circa due decenni il vulcano, è altrettanto vero che in questo contesto l’Etna ha mostrato spesso buona versatilità nell’alternare i suoi stili eruttivi. 

La scorsa estate lo spettacolo è stato offerto da una sequenza di sei imponenti fontane di lave prodotte dal cratere Voragine tra luglio e agosto (https://www.aivulc.it/dettnews-quando_la_voragine_fa_sul_serio_gli_episodi_parossistici_del_45_e_7_luglio_2024/4_633/it/). Queste eruzioni hanno provocato un vero e proprio stravolgimento nella morfologia dell’area sommitale, causando un ingente accumulo di materiale piroclastico sugli orli del cratere, tale da farlo diventare la nuova cima dell’Etna (Figura 1). Successivamente, un altro episodio eruttivo più isolato è avvenuto nella giornata del 10 novembre, ancora una volta nell’area dei crateri Voragine e Bocca Nuova. In occasione di questo settimo episodio, le osservazioni dirette delle fenomenologie sono state totalmente impossibilitate a causa di una densa copertura nuvolosa e la ricostruzione degli eventi si è fondata solo sui successivi sopralluoghi svolti in area sommitale.

Figura 1. A sinistra, il nuovo cono della Voragine formatosi a seguito delle attività parossistiche avvenute nell'estate del 2024, facendolo diventare la nuova cima dell'Etna (3403 m s.l.m.; da ultimo rilievo svolto dall'INGV-OE). A destra, la fase culminante dell'episodio parossistico avvenuto nelle prime ore del 15 agosto 2024. Foto scattate da Giorgio Costa.

La tregua dell’Etna è proseguita per circa tre mesi. A partire dai primi giorni di febbraio 2025 si sono infatti avvertiti nuovi timidi segnali di risveglio con modeste emissioni di cenere. Questa volta, però, a tornare protagonista è stato il Cratere di Sud-Est, rimasto inattivo per oltre un anno dopo la sua ultima manifestazione eruttiva. E così, una nuova eruzione sub-terminale è iniziata nel pomeriggio dell’8 febbraio, con l’apertura di una frattura eruttiva che dall’orlo occidentale del Cratere di Sud-Est, si è propagata fino alla base meridionale della Bocca Nuova. La porzione più a valle della frattura, a circa 3000 m s.l.m., ha alimentato una modesta colata di lava in direzione sud-ovest, che nel giro di alcuni giorni ha iniziato ad avanzare lungo il ripido pendio, per poi incanalarsi tra Monte Pecoraro e la bottoniera del 1610 (Figura 2).

Figura 2. Il fronte lavico prodotto dall'eruzione sub-terminale di febbraio-marzo 2025, in espansione sul manto nevoso in corrispondenza del pianoro situato tra Monte Pecoraro e la frattura del 1610. Foto scattata la sera del 13 febbraio 2025 da Alessandra Calabrò.

In effetti, non è poi così frequente osservare flussi lavici lungo questo versante dell’Etna, considerando che la quasi totalità delle attività effusive del vulcano si concentrano solitamente (e fortunatamente) all’interno della Valle del Bove o sull’alto versante meridionale. Ciò ha fatto sì che questa piccola eruzione diventasse una vera e propria attrazione turistica per migliaia di persone, che durante le settimane successive hanno potuto assistere all’avanzamento del flusso lavico anche da distanze particolarmente ravvicinate (Figura 3). Nei giorni seguenti, la lava ha raggiunto quota 1900 m circa, tagliando la Pista Altomontana che contorna l’Etna dal versante sud-occidentale fino a quello nord-orientale e che già in passato era stata interrotta da flussi lavici (ad esempio nell’ottobre 1999). Anche diversi esemplari di pini e ginestre sono stati abbattuti dall’avanzare della colata, bruciando sotto gli occhi delle numerose persone accorse sul posto.

Figura 3. Gruppi di escursionisti accorsi ad osservare l'attività effusiva la sera del 17 febbraio 2025 in prossimità della Pista Altomontana. Si osserva inoltre la presenza della modesta attività esplosiva prodotta dal Cratere di Sud-Est, con la produzione di emissioni di cenere. Foto scattate da Marco Viccaro.

Nel tempo si è intensificata anche l’attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, caratterizzata dall’alternanza di esplosioni stromboliane ed emissioni di cenere piuttosto discontinue che saltuariamente sono state comunque capaci di condizionare il traffico aereo. Inizialmente tale attività è stata prodotta da una serie di bocche eruttive poste unicamente sul fianco occidentale del cono, mentre dalla fine del mese di febbraio si è attivata una bocca anche all’interno della depressione craterica. Dal 19 febbraio, l’eruzione ha iniziato a subire importanti fluttuazioni nel suo andamento, alternando fasi di attività notevolmente ridotta (o a tratti assente), per poi riprendere nuovamente vigore. Ciò ha fatto sì che l’attività eruttiva iniziasse a produrre un campo lavico più complesso, con diverse sovrapposizioni e la formazione di numerosi bracci che, tendendo a digitarsi, hanno rallentato l’avanzamento del flusso principale. Tra alti e bassi, l’attività eruttiva è proseguita in modo piuttosto vivace fino al 28 febbraio, concludendosi definitivamente nei primi giorni di marzo.

Questa volta la stasi è proseguita per sole due settimane circa, poiché già dalla sera del 15 marzo si è assistito ad un graduale aumento del tremore vulcanico, accompagnato dalla ripresa dell’attività eruttiva al Cratere di Sud-Est. In questo caso però, l’attività si è concentrata unicamente all’interno dell’apparato craterico, producendo una vivace attività stromboliana che è proseguita per diverse ore, prima di affievolirsi gradualmente nella notte tra il 15 e il 16 marzo, fino alla sua cessazione definitiva. Dopo quattro giorni, il copione si è ripetuto. Un nuovo episodio di attività stromboliana si è infatti verificato al Cratere di Sud-Est nelle prime ore del 20 marzo e poi altri ancora il 24, il 28 marzo ed infine l’episodio avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 aprile (Figura 4).


Figura 4. L'episodio di vivace attività stromboliana avvenuto al Cratere di Sud-Est nella notte tra il 2 ed il 3 aprile 2025, osservato dal versante sud-occidentale dell'Etna. Nella foto di sinistra è possibile osservare anche la presenza del piccolo cono intracraterico che si sta accrescendo nelle ultime settimane. Foto scattate da Fabrizio Zuccarello.

Sorprende ancora, ma non troppo, la regolarità che caratterizza la frequenza di accadimento di ciascun episodio eruttivo, un fenomeno che effettivamente abbiamo già osservato in passato in più di una occasione su questo vulcano (
https://www.aivulc.it/dettnews-lepisodio_parossistico_delletna_del_1_dicembre_2023_e_il_suo_bizzarro_preludio/4_445/it/). Ogni episodio ha mostrato sostanzialmente le stesse caratteristiche, fatta eccezione per l’emissione di una piccola colata lavica avvenuta durante la mattina del 24 marzo. In linea generale, l’attività riprende in seguito ad un incremento piuttosto rapido del tremore vulcanico, per poi aumentare in intensità ed energia, con esplosioni stromboliane prodotte da due o tre bocche all’interno del Cratere di Sud-Est (che nelle ultime settimane stanno facendo accrescere un piccolo cono intra-craterico). Dopo aver raggiunto la fase di massima intensità, le esplosioni stromboliane diminuiscono molto gradualmente in concomitanza con l’abbassamento del tremore vulcanico, per poi segnare la fine dell’episodio eruttivo (Figura 5).

Figura 5. Andamento dell’ampiezza media del tremore vulcanico nel periodo compreso tra il 13 marzo ed il 31 marzo 2025 (dati acquisiti dalle reti di monitoraggio dell’INGV-OE; il grafico del tremore vulcanico consultabile sul sito dell’INGV-OE al seguente link: https://www.ct.ingv.it/index.php/monitoraggio-e-sorveglianza/segnali-in-tempo-reale/tremore-vulcanico).

Da certi punti di vista, questo andamento ricorda il tipico pattern che si osserva durante gli episodi parossistici di questo vulcano ed effettivamente, in passato è già successo che l’attività si manifestasse inizialmente con una serie di “tentativi” meno intensi, prima di sfociare in eventi più energetici, come ad esempio le fontane di lava (luglio 2011, gennaio 2013, novembre 2023, dicembre 2023). D’altro canto, l’Etna ci insegna anche che questi episodi stromboliani possono semplicemente essere parte di una dinamica che non necessariamente debba sfociare verso fenomeni eruttivi più intensi (ad esempio gli episodi stromboliani avvenuti a maggio-giugno 2017).

Come sempre, staremo a vedere quale mossa giocherà stavolta il vulcano, certi del fatto che, ancora una volta, sarà comunque capace di sorprenderci.