Fiamme

AIVULC / Approfondimenti
04
Giu
2023

Fiamme

A cura di Lisetta Giacomelli.


Dal 2 al 5 maggio 2023 si è tenuto a Napoli un interessante workshop IAVCEI “Genesis and dynamics of large calderas – Campi Flegrei and Campanian Plain”. La sede delle presentazioni era all’interno di una chiesa, il Complesso Monumentale S. Severo al Pendino, luogo insolito, specie per chi ignori quanti edifici religiosi dismessi siano presenti nei contesti urbani italiani, spesso chiusi e cadenti, talvolta virtuosamente riutilizzati, come in questo caso.
La concomitanza con la vittoria dello scudetto calcistico che riempiva la città di contagiosa euforia, unita all’argomento da discutere e all’ambientazione inconsueta, rendevano l’atmosfera emotivamente vivace.
Lo schermo posizionato sull’altar maggiore aggiungeva un’aria solenne alle presentazioni e tutti in qualche modo percepivano il contrasto tra le discussioni scientifiche più attuali e la cornice dello scenario storico e artistico, frutto di una lontana devozione popolare.

A nessuno, poi, sfuggiva l’architettura dell’edificio, sostenuto dalle severe colonne e trabeazioni in tufo grigio, la nota litofacies dell’Ignimbrite Campana detta Piperno.
L’argomento delle discussioni era spesso centrato proprio sull’eruzione da cui si era originata quella roccia: età, volumi, esatta collocazione della bocca, o delle bocche eruttive, uno o più eventi e via dicendo. Da molti decenni l’argomento tiene banco nei convegni di vulcanologia e, pur non arrivando spesso a opinioni concordi, il dibattito è sempre stimolante e ricco di spunti per futuri sviluppi.
Quindi si ascoltava e si tenevano gli occhi fissi all’oggetto del contendere, il Piperno, alle sue strutture a fiamme, le nere strisce di pomici e scorie schiacciate e affondate in una matrice di cenere grigia. Ci si interrogava anche sul prodigioso processo chimico-fisico che aveva trasformato, ma non sempre, un ammasso polveroso fatto di piccole particelle di cenere vulcanica in una roccia solida con cui venne costruita mezza città.

Sono fatti in Piperno i portici di Via Tribunali, il chiostro di S. Marcellino, un tempo meravigliosa sede della Facoltà di Geologia, le facciate dei palazzi più eleganti e di quelli meno nobili. Dove non c’è il Piperno, c’è il Tufo Giallo, altra eruzione fonte di prolungate diatribe tra vulcanologi. La gara tra i due tufi vulcanici non ha vincitori. Leggeri e resistenti ai carichi, hanno consentito di costruire edifici molto alti con mezzi d’altri tempi e tutto il centro di Napoli con i quartieri spagnoli, ma non solo, è legato alla disponibilità di questi materiali.
Il Piperno si vede ovunque, in varie tonalità di grigio, disseminato di striature nere, a volte così fitte da sembrare zebrato, ma in questa chiesa gli occhi continuavano a concentrarsi su una piccola irregolarità. Sembrava un’illusione ottica creata dal taglio della pietra, ma non si era convinti. Il secondo giorno decidiamo di osservare da vicino quei pochi centimetri quadrati di pietra, chiediamo pareri qualificati tra i presenti. È solo una piccola struttura, ma non si era mai notata in altri blocchi di Piperno, per quanti se ne vedano, probabilmente per distrazione, ma certo anche per la scarsa frequenza di una simile forma in questa roccia vulcanica. Si tratta di un impatto. Piccolo, accompagnato da altri due ancora più minuscoli, ma che confermano che in quel punto, in quel momento dell’eruzione, alcuni elementi solidi, scagliati dal cratere, erano caduti sul deposito quando questo era ancora in grado di deformarsi.

La conclusione è banale: il punto di emissione non era lontano, perché la traiettoria del pezzo di lava non poteva essere troppo lunga e il materiale su cui cadeva era ancora caldo, quindi, a sua volta, confermerebbe di non essere troppo distanti dalla bocca eruttiva.
Ovviamente, non si conosce la località precisa da dove questo Piperno è stato cavato, ma la conclusione è che questa roccia, considerata una litofacies prossimale, ma non da tutti, probabilmente lo è davvero e che questi piccoli segni che l’eruzione ancora lancia attraverso i suoi prodotti aspettano solo di essere visti.