Lutto
Con profondo cordoglio annunciamo la scomparsa del collega Lucio Lirer. Lucio è stato professore ordinario di Vulcanologia dal 1980 al 2010 presso l'Università di Napoli Federico II.
Pubblichiamo qui due brevi ricordi a cura delle Socie AIV Paola Petrosino e Lisetta Giacomelli.
Ricordo di Paola Petrosino.
Con estrema tristezza ho appreso che nella tarda mattinata del 12 marzo è mancato il professor Lucio Lirer, già professore ordinario di Vulcanologia presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli.
Dopo la laurea in Scienze Geologiche conseguita a Napoli con una tesi sull’eruzione flegrea di Nisida, ha svolto la propria attività prima presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università di Napoli, poi presso i dipartimenti di Geofisica e Vulcanologia e Scienze della Terra dell’Università di Napoli Federico II, con il ruolo di professore ordinario dal 1980 al 2010. Ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali sia in ambito universitario che presso diversi enti operanti sul territorio, ed era membro dell’Accademia Pontaniana. Di lui ci restano decine di pubblicazioni, per lo più a carattere internazionale, molte delle quali incentrate sulla stratigrafia dei depositi piroclastici dei vulcani napoletani. Dal 1970 al 1980 ha fatto parte di un gruppo di ricerca che, finanziato dal CNR, si è occupato dello studio delle formazioni dei plateau dell’ Africa orientale e dello Yemen per ricostruirne l’evoluzione geodinamica. A lui, in collaborazione con alcuni colleghi napoletani e non, si devono le prime ricostruzioni delle eruzioni flegree dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano, nonché, nell’ultimo periodo di attività, lavori incentrati sulla valutazione della pericolosità vulcanica dei Campi Flegrei e del Somma Vesuvio.
Quello che i suoi allievi ricorderanno sempre è il suo amore per i vulcani e l’immensa passione con cui svolgeva il suo lavoro, i ritmi che riusciva a tenere senza soffrirne perché spinto dal desiderio di conoscenza. Decine di suoi studenti si sono appassionati alla vulcanologia grazie all’entusiasmo che egli metteva nel trasferire il suo sapere, alla capacità di coinvolgere che lo caratterizzava, e ai momenti di prezioso apprendimento sul campo nelle escursioni che organizzava ai vulcani napoletani, alle isole Pontine, ai vulcani siciliani e, molto spesso anche su richiesta degli studenti stessi e al di fuori della didattica obbligatoria, a Santorini. Per lui, infatti, come egli stesso ebbe modo di ribadire più volte, la campagna rappresentava il laboratorio a cielo aperto del vulcanologo e l’analisi dei depositi in campo il necessario punto di partenza di tutte le sue ricerche.
Un grazie di cuore al prof. Lucio Lirer, per tutto ciò che ci ha lasciato in ambito scientifico ma, soprattutto, per la sua grande umanità, e l’espressione della nostra vicinanza ai suoi familiari, in questo triste momento.
Ricordo di Lisetta Giacomelli.
La scomparsa di Lucio Lirer, con la tristezza fa riaffiorare anche il ricordo dei giorni passati insieme. Davanti a un affioramento era capace di animate discussioni, ma a ogni uscita in campagna ci regalava almeno un episodio che confluiva in una affettuosa aneddotica. Ho fatto la mia tesi con lui, ho mangiato con lui il mio primo panino con vera mozzarella davanti a una parete di Ignimbrite Campana. Con lui ho campionato per la prima volta le pomici di Pompei e avuto accesso a siti poi diventati impossibili.
Qualche anno fa, lontana dal pensare a oggi, in un libro (Pompei sotto il Vesuvio) accennavo alla sua presenza nella mia vita. Trascrivo quelle parole, ricordo quella giornata. Gli ho voluto bene.
"Nel 1988, in un luminoso mattino di giugno, con i Proff. Lucio Lirer, Anna Vinci e qualche studente, scavalcammo rovi e sambuchi in fiore e, alle spalle delle prime tombe sulla destra, uscendo da Porta Ercolano, eseguimmo una dettagliata campionatura di pomici e ceneri. Ricordo che mi raccomandarono di ignorare tutto quello che non fosse vulcanico, fosse pure un pezzo di una statua o una pietra preziosa. Buttammo da parte un sacco di cocci. Non so che fine fecero le analisi granulometriche di quei sacchetti, in quale pubblicazione finirono, ma Lucio Lirer aveva alle spalle un lavoro che gli studenti di vulcanologia conoscevano a memoria: Two plinian pumice fall ecc. nel quale venivano riconosciute e distinte due eruzioni del Vesuvio: questa, su cui avevamo i piedi, e quella, praticamente identica, che duemila anni prima aveva sparso i propri prodotti da tutt’altra parte, verso Avellino. Questo ricordo mi accompagna ogni volta che esco da Porta Ercolano e cerco inutilmente di scorgere almeno il punto in cui molti anni prima avevo potuto raccogliere il prezioso materiale, sicuramente confluito con altri dati in un contributo per la conoscenza dell’eruzione del 79 d.C. "