Report dall'Islanda: aggiornamento sugli eventi in atto nella penisola di Reykjanes (13 Marzo 2021)
a cura di Marco Di Marco
Da poco più di due settimane l’attenzione generale dei media e della popolazione islandese è stata catalizzata da una serie di eventi geologici che stanno coinvolgendo il sudovest dell’isola.
Mercoledì 24 Febbraio alle 10:05, un terremoto di magnitudo M5.7 è avvenuto sulla penisola di Reykjanes, circa 3km a sudovest di Keilir, un antico cono vulcanico monogenico di ialoclastite, alto 378 metri, formatosi durante un evento eruttivo sub-glaciale avvenuto nel Pleistocene tra 12.000 e 100.000 anni fa. L’epicentro si trova a circa 30 km dalla capitale Reykjavík ed è stato percepito distintamente in gran parte dell’area sudoccidentale d’Islanda.
Quella scossa ha marcato l’inizio di un intenso sciame sismico, tutt’ora in corso, che al momento della stesura di quest’articolo conta più di 35.000 terremoti in 16 giorni (Figura 1).
Figura 1. Lo sciame sismico iniziato mercoledì ed ancora in corso. I colori vanno dal rosso al blu in base alla data di accadimento. In rosso i terremoti delle ultime 48 ore, in blu quelli del 24 Febbraio. In basso a sx la scala di colore con la data di accadimento. Credit © Veðurstofa Íslands
Sebbene nei primi giorni dall’inizio lo sciame sia stata confermata l’origine tettonica dello stesso, dall’1 Marzo è stata rilevata la presenza di un’intrusione magmatica nell’area posta tra Keilir e Fagradalsfjall, un’antica montagna tabulare posta circa 4km a sudovest dell’epicentro della prima scossa.
A seguito della superficializzazione dell’intrusione magmatica, il 4 Marzo l’IMO ha innalzato il livello di allerta VONA (Volcano Observatory Notices for Aviation) ad arancione per il sistema vulcanico di Krýsuvík.
Quello che sta succedendo sotto la penisola di Reykjanes è comunque da inquadrare all’interno di un contesto geodinamico ben preciso, legato al movimento distensivo delle placche tettoniche.
Figura 2. Schema delle strutture geologiche e del rift islandese. A = Arnarvatn fault zone. NVZ, EVZ, WVZ = Northern, Eastern and Western Volcanic Zones. EÁ = Eyjafjörður Deep. TFZ = Tjörnes Fracture Zone. SISZ = South Iceland Seismic Zone. H = Hofsjökull volcanic system. SH = South Iceland flank zone. GK = Grímsvötn–Kverkfjöll volcanic systems. RR = Reykjanes Ridge. ÖS = Öræfajökull–Snæfell flank zone. RPTZ = Reykjanes Peninsula trans-tensional zone. Credit: Geology and structure of the Reykjanes volcanic system, Iceland: Kristján Sæmundsson et al., 2018, Journal of Volcanology and Geothermal Research.
Sulla penisola, questo regime geodinamico ha portato allo sviluppo di 4 sistemi vulcanici fissurali, Reykjanes, Svartsengi (quest’ultimo spesso descritto come facente parte del precedente), Krýsuvík e Brennisteinsfjöll.
Figura 3. Episodio vulcano-tettonico al Krafla, 1984. Fontane di lava molto fluida allineate lungo la fessura eruttiva, senza emissione di cenere. Lo scenario più attendibile in caso di eruzione sulla penisola di Reykjanes. Credit: Michael Ryan, 1984 (U.S. Geological Survey)
Figura 4. I cicli eruttivi conosciuti dei sistemi vulcanici di Reykjanes con la colonna a sinistra che mostra l’età di accadimento in anni. I numeri, tra un ciclo e l’altro, mostrano gli anni di pausa tra i vari eventi eruttivi. Hengill in realtà fa parte del WVZ (West Volcanic Zone) ed infatti non mostra nessuna correlazione diretta con i cicli stessi. Credit: ISOR.
Il processo di rifting nell’area di Reykjanes è iniziato a dicembre 2019, con un incremento graduale dell’attività sismica. È quindi proseguito durante tutto l’inizio del 2020 con l’inflazione dell’area del Monte Þorbjörn, nei pressi della cittadina di Grindavík e della Laguna Blu e con la sequenza sismica di Ottobre 2020 che non ha coinvolto masse magmatiche (col terremoto più intenso di magnitudo 5.6 a Núpshlíðháls, un ridge ialoclastitico posto poco più a est rispetto all’area attualmente coinvolta dall’intrusione) e sta mostrando una moderata accelerazione nelle ultime settimane.
L’ultimo ciclo è avvenuto tra il 940 d.C e il 1240 d.C, coinvolgendo man mano tutta la penisola e tutti i sistemi vulcanici presenti su essa. Non tutti insieme e sempre con eventi eruttivi relativamente contenuti. Il ciclo precedente a quest’ultimo appena menzionato era finito circa 850-900 anni prima.
Sono processi da inquadrare in diverse centinaia di anni che hanno un andamento appunto episodico.
È stato fatto riferimento più volte nelle scorse settimane dalla comunità scientifica locale che, realisticamente, siamo all’inizio di un nuovo ciclo e non è un caso che la pausa col precedente sia in linea con i tempi di quella ancora prima.
- L’attività sismica si riduce nei prossimi giorni o settimane.
- L’attività sismica si intensifica con terremoti più intensi fino a M6.0 nei pressi dell’area attualmente coinvolta
- Un terremoto fino a M6.5 può avvenire nell’area di Brennisteinsfjoll, a circa 20 km dalla capitale, nel caso in cui aumenti lo stress tettonico sulle strutture limitrofe.
- L’intrusione magmatica continua a svilupparsi. In questo caso sono possibili due sottoscenari:
- l’intrusione si arresta e il magma inizia a solidificarsi
- l’intrusione prosegue e raggiunge la superficie
Figura 5. L’area con la maggior probabilità di apertura di fessure eruttive, evidenziata dal cerchio rosso, basata sull’evoluzione dello sciame sismico negli ultimi giorni. Credit: Háskóli Íslands
Figura 6. In alto, una mappa dell'estensione stimata dell'intrusione di magma (in rosso). In basso, i terremoti nella zona di Fagradalsfjall negli ultimi 6 giorni: in rosso quelli avvenuti nelle ultime 24 ore, che mostrano lo sviluppo dell'intrusione verso l'area di Nátthagi.
Figura 7. Keilir visto da nord. (Foto: Marco Di Marco)
Figura 8. Vista dall’alto dell’area dell’intrusione. Da sinistra a destra, quasi perfettamente allineati: Keilir, Litli Hrútur, Kistufell, Meradalahnúkar, Fagradals-Hagafell and Fagradalsfjall. L’intrusione si sviluppa quasi esattamente al di sotto di questa linea di piccole montagne ialoclastitiche. (foto: Marco Di Marco)
Figura 9. Frattura sul manto stradale su Suðurstrandarvegur formatasi durante lo sciame di questi giorni. (Foto: Marco Di Marco)
Al momento le ultime simulazioni di invasione di colate laviche non vedono coinvolti insediamenti urbani (Figure 7 e 8), c’è solo il rischio per Suðurstrandarvegur, la strada numero 427, che corre lungo la costa meridionale della penisola (Figura 9).
- Páll Einarsson et. al. 2020. The structure of seismogenic strike-slip faults in the eastern part of the Reykjanes Peninsula Oblique Rift, SW Iceland - Journal of Volcanology and Geothermal Research, Volume 391, 1 February 2020.
- A. Gudmundsson. 1993 Geometry, formation and development of tectonic fractures on the Reykjanes Peninsula, Southwest Iceland. Tectonophysics 139: 295-308
- S. Hreinsdottir, P. Einarsson, et. al. 2001. Crustal deformation at the oblique spreading Reykjanes Peninsula, SW-Iceland: GPS measurements from 1993-1998. Journal of Geophysical Research 106
- A. Bjornsson 1985. Dynamics of the crustal rifting in NE Iceland. Journal of Geophysical Research 90
- Ari Trausti Gudmundsson 2007. Living Earth, outline of the geology of Iceland.
- Vedurstofa Islands; en.vedur.is