La Cumbre Vieja: in arrivo il secondo Delta

a cura di Gianfilippo De Astis


A distanza di 6 mesi dall’inizio della ormai nota ed arci-filmata eruzione islandese nella penisola di Reykjanes (Fagradalsfjall), l’attenzione di vulcanologi e reporters si è spostata sull’isola di La Palma, parte dell’arcipelago spagnolo delle Canarie (Fig.1 in alto). L’eruzione della Cumbre Vieja (Fig.1 in basso), questo il nome del vulcano situato nel settore sud-occidentale dell’isola che si è risvegliato dopo 50 anni, è iniziata alle 15.12 (ora locale) del 19 settembre (San Gennaro!), al culmine di 8 giorni di attività sismica crescente dovuta alla risalita di nuovo magma verso la superficie. I terremoti, infatti, partendo da profondità di 8-13 km, sono diventati progressivamente più superficiali, con ipocentri fino a 1-2 km negli ultimi giorni. Sciami sismici erano stati registrati in precedenza sull’isola, anche nel corso degli ultimi anni, ma meno intensi e più profondi (fra 20 e 30 km).

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Fig. 1 - Geografia dell'Arcipelago delle Canarie (in alto) e carta geologica dell'Isola di La Palma (in basso).
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Alla fine sono state 22000 le scosse registrate tra l’11 e il 19 settembre e, a partire dal 13 settembre, l’allarme degli Istituti spagnoli monitoranti (l’Instituto Geológico y Minero de España e l’Istituto Vulcanologico delle Canarie-INVOLCAN) è cresciuto ancora per la evidente deformazione dei fianchi del vulcano: inevitabilmente le autorità di Protezione Civile hanno disposto l’innalzamento del livello di allerta e avvisato i 35.000 abitanti della parte meridionale dell'isola della probabilità di un'eruzione.

Il 19 settembre, poco prima di mezzogiorno, un terremoto di Magnitudo 4.2 ha scosso l’isola, e nel primo pomeriggio ecco manifestarsi a Montaña Rajada i primi fenomeni eruttivi: una rumorosa esplosione (baaang!) e l’innalzarsi di una colonna di ceneri e gas alta poche centinaia di metri (LINK).

Subito dopo si sono formate due fratture eruttive lunghe circa 200 m ciascuna e sono diventate attive diverse bocche di emissione, come tipicamente avviene in eruzioni fissurali di questo tipo. Le iniziali emissioni di ceneri e lapilli sono state progressivamente accompagnate da esplosioni stromboliane, piccole fontane di lava e, quasi subito, da effusione di colate di lava. Al culmine di questa fase c'erano 11 bocche eruttive in azione, spesso contemporaneamente e vicine fra loro, ma il loro numero e la loro attività esplosiva è cambiata ripetutamente nel corso dei giorni. Anche questo è tipico delle eruzioni fissurali ed infatti lo si è visto bene anche nell’eruzione islandese del Fagradalsfjall. Col passare dei giorni, una bocca sola è diventata dominante formando un cono di scorie che in poco tempo ha superato i 100 m di altezza.

Nei primi giorni l’eruzione ha alimentato varie colate di lava o varie lingue, che scendevano lungo il fianco del vulcano, verso il mare, in direzione dell’abitato di El Paso. In un paio di settimane, la lava ha sommerso o parzialmente distrutto centinaia di case (oltre 900 fino al 3 ottobre) insieme con almeno 15 km di strade, e per questo sono state evacuate oltre 6000 persone. Una casa letteralmente circondata dalle colate di lava del Cumbre Vieja e da esse risparmiata è subito diventata per i media di tutto il mondo “la casa milagro” (Figura 2).

Fig. 2 - La Casa Milagro (foto credit Alfonso Escalero).
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Dopo circa una settimana sono diventate più frequenti le esplosioni giornaliere capaci di emettere nubi dense di gas e ceneri, e di alzarsi di alcuni km sulla bocca eruttiva (es. 5 km ca. il 23 settembre, ma spesso ad altezze di 3.5-4 km) e di disperdere tonnellate di SO2 in aria, insieme con le particelle più fini. I satelliti hanno quindi cominciato a vedere le nubi più alte disperdersi verso il Nord Africa ed il Mar Mediterraneo (LINK 1LINK 2).

Queste esplosioni dalla bocca principale - o anche da varie altre bocche che si sono aperte col passare dei giorni – hanno disperso cospicui spessori di tephra (lapilli e ceneri) in un’ampia area come visibile nella mappa sotto (Figura 3), una delle prime ad essere diffuse da Copernicus con sia le lave che i prodotti da caduta (in blu). In generale, è stato da più parti osservato che il vulcano era capace di attraversare stili eruttivi (e intensità di esplosioni) anche molto diversi nella stessa giornata.

Fig. 3 - (in alto) Mappa diffusa da Copernicus il 25 Settembre; (in basso) attività esplosiva della Cumbre Vieja (foto dell'IGN, Instituto Geológico y Minero de España).
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Nella tarda serata del decimo giorno di eruzione, superato l’ultimo baluardo di resistenza (la Montaña de Todoque) e le ultime piantagioni di banane, la lava della Cumbre Vieja è infine arrivata sulla costa occidentale dell’isola, riversandosi nell’Oceano Atlantico. Lo ha fatto lungo una baia ritenuta da molti abitanti dell’isola e dai surfisti “my favourite beach”: Los Guirres aka Playa Nueva (LINK).

E’ così iniziato uno dei processi più ricorrenti in caso di eruzioni di un vulcano insulare (o vicino al mare): il cambiamento della linea di costa, la formazione di un delta (soprattutto nel caso di una colata di lava) e la creazione di nuova terraferma.

Dal momento del suo ingresso in mare ad oggi, la lava ha creato 0.36 km2 di nuova terra emersa, mentre la superficie totale coperta dalla lava è di 4.2 km2 (Figura 4). Il contatto tra la lava (ad una T=1000-1100 °C) e l’acqua di mare (23-24 °C) ha innescato, ovviamente, processi di vaporizzazione e dispersione in atmosfera di ulteriori nubi di gas e particelle fini che hanno aumentato il livello di “inquinamento” dell’aria già compromessa dalla diffusione dei gas emessi con il magma e dal fatto che la lava, avanzando, produceva la combustione dei fertilizzanti sparsi sui campi. L’interazione fra lava e acqua marina ha infatti un duplice effetto: a) innesca reazioni chimiche che portano alla formazione di acido cloridrico (HCl), il quale viene disperso in aria dalla sequenza delle nubi di vapore prodotte; b) provoca una moltitudine di micro-esplosioni che frammentano la lava, producendo particelle vetrose (ceneri fini, fino a lapilli) che possono disperdersi col vento. Un'elevata concentrazione di questa combinazione di acido e particelle può causare irritazione della pelle e degli occhi, come pure problemi respiratori anche gravi. Per questo, grandi sono state le reazioni nei media e per questo le autorità spagnole che avevano il compito di mitigare i rischi hanno invitato la popolazione a tenersi ad almeno 3,5 km di distanza dal punto di ingresso in mare della colata (va rammentato che l’unica vittima dell’ultima eruzione nel 1971 fu dovuta proprio ad un intossicamento da gas).

Una spedizione dell'Istituto Oceanografico Spagnolo (IOE) studierà nei prossimi mesi gli effetti geologici sulla costa e le conseguenze fisiche, chimiche e biologiche, ha spiegato il geologo marino Tomás Vázquez, che lavora per l'IOE.

Fig. 4 - Mappa Copernicus del 3 Ottobre 2021.
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Negli ultimi giorni, è stata registrata ancora una sismicità sostenuta, con decine di terremoti quotidiani (115, 75 e 41 negli ultimi tre gg.), alcuni dei quali avvertiti dalla popolazione. I sismi mostrano un'alta percentuale di localizzazioni a profondità di 10-15 km e solo pochissimi hanno profondità maggiori (20-30 km), mentre il tremore vulcanico continua ad essere stabile. Oltre le scosse, continuano le emissioni di gas e ceneri, con quantità di SO2 pari a 1200 tonnellate al giorno.

 

 

Perché questa eruzione e quanto potrebbe durare ?

 

L’arcipelago delle Canarie si trova nell'Oceano Atlantico, al largo del confine fra il Marocco e il Sahara Occidentale, e consiste in sette isole maggiori: Lanzarote, Fuerteventura, Gran Canaria, Tenerife, La Gomera, El Hierro e La Palma. Le isole sono tutte di origine vulcanica, ma di età che vanno da quelle più antiche ad est (Lanzarote e Fuerteventura) a quelle più giovani ad ovest (La Palma ed El Hierro). Il vulcanismo delle Canarie è generalmente considerato il risultato di un “punto caldo” - (hotspot) simile alle isole Hawaii – ossia di un plume del mantello (i.e. un pennacchio di magma mantellico) che risale attraverso una placca oceanica in lento movimento verso est. Per questo le isole ad ovest sono più giovani ed attive di quelle ad est.

Partendo dal 1500 AD, le eruzioni vulcaniche che si sono verificate nell'arcipelago delle Canarie ed hanno formato coni monogenici e flussi di lava, sono almeno 13: 6 a La Palma (nel 1585, 1646, 1677–1678, 1712, 1949 e 1971), 4 a Tenerife (1704–1705, 1706, 1798 e 1909), 2 a Lanzarote (1730–1736 e 1824) e infine una sul fianco sottomarino di El Hierro (2011–2012). Fuerteventura non ha prodotto eruzioni in tempi storici, però sono presenti coni e colate di lava di età olocenica nel settore nord dell’isola. A La Gomera non sono avvenute eruzioni da 2-3 milioni di anni.

 

L’isola di La Palma, che fa parte della UNESCO Biosphere Reserve, si trova all’estremità occidentale dell’arcipelago, ha una forma a scudo allungata NS ed un’età di circa 125000 anni (si riveda la Fig.1). E’ costituita da due centri vulcanici: uno più vecchio, a nord, Volcan de Taburiente, interessato da collassi di settore; ed uno più giovane, a sud, che è quello in eruzione, la Cumbre Vieja.

Negli ultimi 7000 anni l’attività ha formato numerosi coni cineritici e crateri lungo l’asse NS, ed eruzioni fissurali con colate laviche che hanno raggiunto il mare. Un grande campo lavico, messo in posto nel 1677, ricopre la punta meridionale dell'isola quasi per intero. La lava ha raggiunto il mare anche nel 1585, 1646, 1712, 1949, e nel corso dell’ultima eruzione nel 1971. In Figura 5 (Longpré & Felpeto, 2021), sono riportati i prodotti delle eruzioni sopra elencate, tutte originatesi dalla Cumbre Vieja ed alimentate da magmi che variano da basaniti a tefriti e fono-tefriti (Kluge et al., 2000; Turner et al., 2015).

Fig. 5 - Prodotti emessi durante le eruzioni storiche dell'Isola di La Palma (da Longpré & Felpeto, 2021).
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A oltre due settimane dall'inizio dell’eruzione, i vulcanologi sul posto segnalano un vulcano ancora "molto aggressivo", se non “più aggressivo”, con nuove fessure che si formano sul lato nord della Cumbre Vieja, causando nuove esplosioni, portando parte del cono di scorie principale al collasso e generando altre colate di lava. Questi stessi vulcanologi non possono prevedere con certezza (anzi, l’incertezza è grande, ndr) la durata dell'eruzione e le loro stime variano da settimane a mesi. Quel che sappiamo è che la precedente eruzione (1971) è durata poco più di tre settimane, mentre quella avvenuta sotto il livello del mare al largo dell'isola di El Hierro, nel 2011, è durata cinque mesi. Pur tenendo conto dei precedenti, occorre ribadire che ogni eruzione ha “una vita a sé” per cui la sua durata ed evoluzione deve basarsi soprattutto sull’osservazione dei reali segnali di crescita e diminuzione dell'attività eruttiva. Per esempio, questa eruzione sembra essere iniziata con un tasso di emissione di lava più alto rispetto a quella del 1971 e quindi, con più magma a disposizione potrebbe andare avanti più a lungo… ma nessuna previsione vulcanologica può essere certa e infallibile  “come una falena verso la luce” (cit.). Abbiamo ancora bisogno di aspettare e lasciar fare alla Natura.


+++++ ULTIM'ORA!!! +++++
Anche una seconda colata sta arrivando a mare! 

 

Fig. 6 - Foto ESA del 30 Settembre 2021.
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Siti web di riferimento essenziali

https://www.ign.es/web/ign/portal/vlc-serie-palma

https://twitter.com/involcan

https://www.facebook.com/INVOLCAN

https://www3.gobiernodecanarias.org/noticias/la-monitorizacion-del-pevolca-confirma-que-las-coladas-siguen-discurriendo-por-los-mismos-cauces/

Bibliografia essenziale

Carracedo J.C., Troll V.R. (2016) The Geology of the Canary Islands 2016, Chapter 3 The Geology of La Palma, Pages 101-180.

Kluge A., Hoernle K.A., Schmincke H.U., White J.D. (2000) The chemically zoned 1949 eruption on La Palma (Canary Islands): Petrologic evolution and magma supply dynamics of a rift zone eruption. Journ Geoph. Res., 105: 5997-6016

Longpré M-A, Felpeto A. (2021) Historical volcanism in the Canary Islands; part 1: A review of precursory and eruptive activity, eruption parameter estimates, and implications for hazard assessment. Journ of Volcanol. and Geoth. Res., 419: 107363.

Turner S., Hoernle K., Hauff F., Johansen T.S., Klügel A., Kokfelt T., Lundstrom C. (2015)  238U-230Th-226Ra disequilibria constraints on magmatic evolution of the Cumbre Vieja volcanics on La Palma, Canary Islands. Journal of Petrology, v. 56: 1999–2024. doi:10.1093/petrology/egv061.

 

 


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