Etna 21 Maggio 2023: l’eruzione fantasma!
A cura di Giorgio Costa e Marco Viccaro
L’Etna cambia nuovamente registro e torna ancora una volta in scena con un nuovo episodio eruttivo, sicuramente più energetico delle attività a cui abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno.
Da ormai oltre tre mesi l’Etna ci aveva abituati ad una situazione quasi di anomala stazionarietà, tale da far abbassare il livello di allerta allo stato di “verde”. Il silenzio del vulcano in tal senso era cominciato subito dopo la fine dell’ultima modesta attività eruttiva che aveva interessato il Cratere di Sud-Est tra il 27 novembre 2022 ed il 4 febbraio 2023, con l’emissione di modeste colate laviche prodotte da una frattura collocata alla base nord-orientale del cono verso la desertica Valle del Leone (https://www.aivulc.it/it/archivio-notizie/collana-editoriale-aiv/198-la-silenziosa-eruzione-dell-etna-tra-la-fine-del-2022-e-l-inizio-del-2023.html).
Successivamente, l’attività dell’Etna è consistita semplicemente nel tipico degassamento continuo che caratterizza i crateri sommitali, in particolare dalla Bocca Nuova e dal Cratere di Sud-Est. Questa stasi è proseguita fino alla tarda serata del 6 maggio, quando la quiete è stata improvvisamente interrotta da una singola esplosione prodotta dal Cratere di Sud-Est (Fig.1a), in corrispondenza di una bocca posta nella porzione orientale del cono, da cui non si osservava attività eruttiva dalla fine dell’ultimo episodio parossistico, avvenuto la mattina del 21 febbraio 2022 (https://www.aivulc.it/it/archivio-notizie/news-2022/165-etna-21-febbraio-2022-e-sono-due.html). Tale esplosione è stata seguita dalla produzione di occasionali bagliori visibili nelle ore notturne e da un aumento del degassamento a carico della stessa bocca, proseguito anche nei giorni successivi. Un’altra settimana di relativa stasi è stata nuovamente interrotta da una seconda esplosione nella mattina del 14 maggio, in corrispondenza della stessa bocca eruttiva (Fig.1b).
Fig. 1. (a) La prima esplosione prodotta dal Cratere di Sud-Est la sera del 6 maggio 2023 ripresa dalla telecamera ad alta sensibilità EPVH dell’INGV-OE a Piedimonte Etneo, sul versante nord-orientale dell’Etna. (b) La seconda esplosione durante la mattina del 14 maggio 2023, ripresa dalla webcam visibile EMOV dell’INGV-OE posta sulla Montagnola (Etna Sud). Le webcam sono pubblicamente consultabili al seguente link: https://www.ct.ingv.it/index.php/monitoraggio-e-sorveglianza/segnali-in-tempo-reale/video-sorveglianza-vulcanica-etna
Il preludio verso un’attività più energetica, tuttavia, è cominciato a partire dalla tarda mattinata del 18 maggio, in seguito ad un repentino aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico (Fig.2b). Inizialmente, le condizioni meteo non sono state favorevoli per un’adeguata osservazione dei fenomeni in atto, ma già nel corso del pomeriggio era visibile un denso pennacchio di vapore emesso dalla Bocca Nuova, dalla quale sono state prodotte anche delle anomalie termiche visibili dalle telecamere dell’INGV-OE, indice di una possibile attività esplosiva intracraterica. Questa fase di irrequietezza è proseguita per qualche ora e già nel tardo pomeriggio il plume prodotto dalla Bocca Nuova era vistosamente diminuito, contemporaneamente con una diminuzione anche dell’ampiezza del tremore vulcanico, seppur esso permanesse su un livello più alto rispetto ai mesi precedenti.
Al calar del sole, l’attenzione si è tuttavia spostata nuovamente verso il Cratere di Sud-Est, che invece ha cominciato a mostrare dei deboli bagliori pulsanti in corrispondenza della stessa bocca sede delle esplosioni prodotte nelle settimane precedenti. Questa situazione è perdurata anche nei giorni successivi, ma dalle prime ore del 20 maggio un deciso peggioramento delle condizioni meteo ha precluso completamente qualsiasi osservazione per le successive 40 ore circa.
Fino all’alba del 21 maggio, l’ampiezza del tremore vulcanico si è sostanzialmente stabilizzata, seppur con alcune oscillazioni, su valori medio-alti, ma poco dopo le 07:30 locali, tutti i segnali hanno cominciato a mostrare un nuovo deciso incremento (Fig.2c), segnando in questo modo l’inizio di una nuova attività eruttiva. Purtroppo le proibitive condizioni meteo hanno precluso la totale osservazione dell’evento, rendendo questa attività di fatto un’eruzione fantasma. Nelle ore successive tuttavia, una densa ricaduta di cenere e lapilli di piccole dimensioni ha iniziato a riversarsi sui centri abitati del settore sud-occidentale del vulcano, facendo intuire chiaramente cosa si stesse verificando al di sotto della fitta copertura nuvolosa: un nuovo episodio di fontane di lava era in atto al Cratere di Sud-Est.
Fig. 2. L’evoluzione dell’attività eruttiva messa in evidenza dalle variazioni dell’ampiezza del tremore vulcanico registrato dalla stazione ECNE (Cratere di Nord-Est) dell’INGV-OE nel corso dell’ultima settimana. (a) Il periodo pre-eruttivo è stato interessato da bassi valori dell’ampiezza del tremore. (b) A partire dal 18 maggio si è verificato un netto incremento del segnale, seguito da una fase di stabilità su valori medio-alti. (c) La mattina del 21 maggio si è registrato un nuovo forte incremento in concomitanza con l’inizio della fontana di lava al Cratere di Sud-Est. (d) Al termine dell’episodio parossistico, l’ampiezza del tremore è ritornata su valori normali. È possibile consultare il tremore vulcanico al seguente link: https://www.ct.ingv.it/index.php/monitoraggio-e-sorveglianza/segnali-in-tempo-reale/tremore-vulcanico.
Solo i satelliti, sono riusciti a catturare alcuni istanti di questa attività eruttiva, mostrando la formazione di una nube eruttiva che si è innalzata per circa 10 km s.l.m. (fonte INGV-OE), prima di espandersi su un vasto settore verso i quadranti sud-occidentali del vulcano. Lievi ricadute di cenere vulcanica sono state segnalate al confine meridionale di Bronte, mentre una maggiore quantità ha iniziato a ricadere sugli abitati di Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia e Ragalna, dove sono stati uditi anche forti boati. Successivamente, la nube è stata sospinta dai venti ciclonici anche verso i quadranti più meridionali ed è cominciata una ricaduta di lapilli centimetrici (< 5 cm) nell’area del Rifugio Sapienza, mentre scorie più grossolane sono state segnalate dai sopralluoghi delle guide vulcanologiche, al di sopra dei 2500 m, nell’area dell’arrivo della Funivia. Infine, una ricaduta minore di cenere è avvenuta anche sulla città di Catania durante le ultime fasi dell’evento, causando la chiusura dell’Aeroporto di Fontanarossa fino a metà mattina di oggi 22 Maggio.
Fig 3. Le tracce lasciate dall’episodio parossistico del 21 maggio 2023, con l’intensa ricaduta di cenere e lapilli centimetrici (<5 cm) nell’area del Rifugio Sapienza (a) e del Rifugio Ariel (b), nei pressi dell’ingresso della pista Altomontana. Foto scattate da Fabrizio Zuccarello (b) e Boris Behncke (b).
L’ampiezza del tremore vulcanico si è mantenuta su livelli molto alti per circa 3 ore e mezza, per poi diminuire improvvisamente a picco intorno alle 11:50 (ora locale) e raggiungere successivamente i valori precedenti all’aumento del 18 maggio, segnando la conclusione di questo episodio eruttivo (Fig.2d).
Impossibile sapere con dettaglio cosa sia avvenuto durante il corso della fontana di lava, tuttavia, un lieve miglioramento delle condizioni meteo la sera del 21 Maggio ha permesso di capire meglio il quadro della situazione. Come da copione, la sede dell’attività eruttiva è stato l’apparato del Cratere di Sud-Est, da cui sono state prodotti almeno due flussi lavici. La colata principale è stata prodotta dalla struttura che taglia l’orlo sud-occidentale del cono, riversandosi prima alla sua base meridionale, per poi dirigersi verso la sella che divide i Monti Barbagallo con Monte Frumento Supino, percorrendo diverse centinaia di metri (Fig.4). Un sopralluogo svolto in area sommitale da parte delle guide vulcanologiche nella tarda mattinata del 22 maggio, ha permesso di costatare che il fronte più avanzato di questo flusso si attesta ad una quota di circa 2650 m, a sud-ovest dei Monti Barbagallo (https://fb.watch/kG_tuJxAo6/). Un’altra colata è stata invece prodotta sul versante orientale del cono e si è diretta verso la Valle del Bove, raggiungendone il fondo.Fig. 4. I fronti ancora in lento avanzamento del flusso lavico prodotto sul versante sud-occidentale dell’Etna, la sera del 21 maggio 2023. Foto scattata da Fabrizio Zuccarello nei pressi del Rifugio Ariel.
Per poter estrapolare nuovi possibili dettagli su questa eruzione fantasma aspettiamo un definitivo miglioramento delle condizioni meteo. Ancor più importante sarà però capire l’evoluzione futura dello stato di attività del vulcano, ovvero se questo sia un episodio relativamente isolato collocabile in un’ipotetica lunga coda del ciclo eruttivo 2020-22 oppure se sia il preludio di una nuova fase con più alta frequenza di episodi parossistici.