12 Novembre 2023: L’Etna gioca di nuovo a nascondino
A cura di Giorgio Costa e Marco Viccaro.
I periodi di quiete sul grande vulcano siciliano non durano mai troppo a lungo e infatti, la sera del 12 novembre 2023, il Cratere di Sud-Est dell’Etna ha prodotto il terzo episodio di fontane di lava dell’anno (eruzione parossistica), seppur lo spettacolo sia stato purtroppo nascosto per gran parte del tempo, dalla fitta copertura nuvolosa presente in area sommitale.
Dopo l’episodio parossistico avvenuto nella notte tra il 13 ed il 14 agosto scorso (https://www.aivulc.it/dettnews-letna__gi_tornata_dalle_ferie_lepisodio_parossistico_del_1314_agosto_2023/4_237/it/), l’Etna non ha più prodotto rilevanti attività eruttive nei due mesi successivi, limitandosi ad alimentare il consueto degassamento principalmente a carico della Bocca Nuova, che ha continuato a produrre centinaia di spettacolari anelli di gas.
I primi segnali di un nuovo risveglio si sono osservati a partire dal 9 ottobre, con la ripresa di una modesta attività esplosiva prodotta da una bocca situata nella porzione occidentale del Cratere di Sud-Est. Questa attività è proseguita in modo piuttosto sporadico per alcune settimane, senza mostrare tra l’altro una chiara tendenza ad aumentare o diminuire d’intensità.
Tra la fine di ottobre e i primi di novembre, invece, le esplosioni sono diventate gradualmente più frequenti, cominciando tra l’altro ad edificare un piccolo cono di scorie all’interno della depressione craterica, in progressiva crescita nei giorni successivi.
Tale fenomenologia è proseguita senza importanti variazioni fino al mattino del 10 novembre, quando la frequenza delle esplosioni Stromboliane è ulteriormente aumentata. Inoltre, si è assistito anche alla produzione di un piccolo trabocco lavico, debolmente alimentato per un paio di ore, che si è diretto all’interno della profonda incisione che caratterizza il fianco sud-occidentale del Cratere di Sud-Est. Nel pomeriggio del 10 novembre, anche l’ampiezza del tremore vulcanico ha iniziato gradualmente ad aumentare e al tramonto ha avuto inizio un secondo modesto trabocco lavico che si è sovrapposto al precedente, seppur arrestandosi anche in questo caso poco tempo dopo (Figura 1).
Figura 1: L’attività Stromboliana e il piccolo trabocco lavico prodotti la sera del 10 novembre 2023. Si nota inoltre anche il piccolo cono di scorie in crescita all’interno della depressione craterica. Foto scattata dal versante sud-occidentale dell’Etna da Giorgio Costa.
L’attività eruttiva ha continuato ad aumentare nel corso della notte tra il 10 e l’11 novembre, per poi arrestarsi in modo brusco prima dell’alba, ma solo per alcune ore. Infatti, già nella tarda mattinata dell’11 novembre, le esplosioni sono riprese nuovamente e l’attività ha mostrato la stessa fenomenologia osservata nei giorni precedenti.
Questa situazione è perdurata per poco meno di 24 ore e già dopo l’alba del 12 novembre, il tremore vulcanico ha iniziato nuovamente una graduale ascesa, accompagnata contestualmente anche da un aumento nell’intensità delle esplosioni Stromboliane.
Purtroppo, a partire dalla tarda mattinata, una fitta copertura nuvolosa in area sommitale ha precluso una dettagliata osservazione dell’attività eruttiva, che è aumentata gradualmente nel corso del pomeriggio, per poi evolvere in basse fontane di lava pulsanti poco prima del tramonto (Figura 2). Contemporaneamente, si è formato un pennacchio particolarmente piegato dal forte vento verso i quadranti orientali, innalzandosi di circa 1,5 km sulla cima del vulcano. Probabilmente, durante questo intervallo di tempo ha avuto inizio un nuovo trabocco lavico, questa volta ben alimentato, che dopo aver raggiunto la base sud-occidentale del Cratere di Sud-Est si è diviso in due bracci principali, diretti rispettivamente verso sud-est (in direzione dell’orlo occidentale della Valle del Bove) e verso la sella morfologica che separa i coni di Monte Frumento Supino e i Monti Barbagallo.
Figura 2: L’inizio dell’attività di fontane di lava al tramonto del 12 novembre 2023. Foto scattate dalla località di Piano del Vescovo, sul versante sud-orientale del vulcano, da Enrico Indovina.
L’attività eruttiva ha raggiunto la sua fase culminante a partire dalle ore 18:00 circa (ora locale), quando i getti prodotti dalle fontane di lava visibili al di sopra della copertura nuvolosa, hanno raggiunto alcune centinaia di metri di altezza oltre l’orlo craterico. Durante questa fase la colonna eruttiva si è innalzata maggiormente di alcuni chilometri (Figura 3), trasportando con sé il materiale piroclastico che ha cominciato a ricadere in particolar modo sui centri abitati di Milo, Zafferana Etnea, Santa Venerina, Giarre e Riposto (Figura 4).
Figura 3: La colonna eruttiva prodotta al culmine dell’episodio parossistico del 12 novembre 2023, osservata dal versante meridionale dell’Etna. Foto scattata da Giorgio Costa.
Figura 4: La ricaduta di materiale piroclastico che ha interessato il versante orientale dell’Etna e in particolare l’abitato di Zafferana Etnea, dove sono ricaduti anche lapilli di dimensioni centimetriche. Foto scattate da Rosario Calcagno.
L’ampiezza del tremore vulcanico si è mantenuta su livelli molto alti fino a poco dopo le 20:30, per poi diminuire in modo estremamente brusco e raggiungere i livelli precedenti l’attività eruttiva (Fonte: INGV-OE).
Subito dopo la conclusione della fase parossistica, intorno alle 20:41 la webcam termica EMCT posta a Monte Cagliato (sul versante orientale) e gestita dall’INGV-OE, ha mostrato la formazione di una corrente piroclastica (Figura 5), un fenomeno che ormai sempre più frequentemente viene osservato anche sull’Etna. Questo flusso piroclastico ha percorso in pochi secondi tutta la parete occidentale della Valle del Bove, arrestandosi una volta raggiunto il cambio di pendenza a circa 1900 m s.l.m. Difficile poter stabilire con precisione il meccanismo di innesco di questo fenomeno, anche se probabilmente esso è da attribuire al crollo di una porzione dell’orlo orientale del Cratere di Sud-Est.
Figura 5: Frame della telecamera termica posta a Monte Cagliato (EMCT), sul versante orientale dell’Etna e disponibile sul sito dell’INGV-OE al seguente link: https://www.ct.ingv.it/index.php/monitoraggio-e-sorveglianza/segnali-in-tempo-reale/video-sorveglianza-vulcanica-etna. All’interno dell’area cerchiata è possibile notare la corrente piroclastica prodotta intorno alle 20:41 (ora locale, UTC = -1) all’interno della Valle del Bove.
L’entità dei cambiamenti morfologici prodotti dall’episodio parossistico si sono potuti osservare con più precisione nel corso della mattina del 13 novembre. In particolare, gli orli meridionale e orientale del Cratere di Sud-Est sono cresciuti ulteriormente in altezza, mentre risulta evidente anche il collasso in corrispondenza dell’orlo sud-orientale del cono, da cui ha avuto origine tra l’altro anche un’altra piccola colata lavica che ha percorso alcune centinaia di metri in direzione della Valle del Bove.
Quello del 12 novembre 2023 è il terzo evento di questo tipo avvenuto nel corso del 2023, ancora una volta a distanza di circa 3 mesi dall’episodio precedente. Che sia l’ultima eruzione dell’anno? Sarà come sempre l’Etna stessa a darci la risposta, possibilmente in un futuro non troppo lontano.